lunedì 5 settembre 2016

REPERTI DIGITALI TRA LE MACERIE



Nuova Milano 26/08/2057,  O.F.

Con la massima fede e nel pieno possesso delle mie facoltà mentali mi accingo a 

D O C U M E N T A R E

Che di questo delicato compito il sottoscritto fu incaricato dalle autorità competenti di cotesto istituto di studio e ricerca;
Che per il presente progetto, mi furono affidati i collaboratori Paolo Gavia tirocinante esperto di Tecnologie Antiche e Andrea de Vincenzi acclamato studioso di Linguaggi Artificiali;
Che le nostre ricerche iniziarono laddove il centro della nostra cultura e tecnologia è stato in passato, invero nei resti di quello che fu il primo Politecnico di questa città;
Che i miei assistenti riuscirono a recuperare alcuni supporti ottici ancora in buone condizioni tra i resti di quelli che dovevano essere gli uffici amministrativi di una delle facoltà;
Che proprio il Gavia fu in grado di ripristinare uno dei dispositivi atti alla lettura dei supporti ottici ritrovati;
Che la messa in attività del dispositivo e la lettura delle informazioni, impiegarono molto del tempo messoci a disposizione per questo progetto;
Che al termine delle fasi preliminari di studio delle informazioni che riuscimmo a decifrare giungemmo alla conclusione che i supporti contenessero le immagini del sito del primo Politecnico, che rappresentava lo stesso nell’era dell’interconnessione globale;
Che la datazione di tali immagini è stata fatta con precisione rendendo le stesse una fonte di una ricchezza immisurabile per la comprensione della società e del sapere del periodo in cui le stesse furono prodotte e memorizzate;
Che le immagini più recenti dello stesso, hanno trovato da parte nostra grosse difficoltà nella ricostruzione della rappresentazione delle informazioni, tante erano le sintassi e le regole degli elementi in uso;
Che, a conferma di quanto ipotizzato nello studio del dott.Manzi, il sito di quel periodo pareva essere disegnato per conformarsi a svariati ed eterogenei dispositivi di rappresentazione, con superfici di visualizzazione anche di piccole dimensioni, così da suffragare l’ipotesi che esistessero dispositivi mobili e portatili in grado di interconnetere la popolazione; ( ipotesi peraltro sostenuta anche da Giacobelli et altri );
Che sovente si sono ritrovati riferimenti ad una istituzione super-partes che si ipotizza avesse il compito di normare le varie sintassi rappresentative, sovente indicata con la sigla “W3C”; si asserisce che un eventuale ritrovamento dei documenti di tale istituzione, possa fungere da ‘Stele di Rosetta’ per la riproduzione fedele della maggior parte dei reperti inerenti a siti web e documenti ad esso correlati, in modo univoco e senza le contraddittorie proposte dai vari lessicologi, in particolare riferite al linguaggio artificiale dinamico “Javascript”, da sempre di ostica interpretazione;
Che in alcune sezione si viene a confermare l’esistenza di un repository della conoscenza  umana, ove ogni persona contribuì a lasciare traccia del sapere, nominata “Wikipedia”;
Che spostandoci verso immagini del sito più datate, osservammo : versioni che erano nate per specifiche dimensioni dello schermo, altre per essere fruite interamente anche come testo, come se fosse possibile navigarle interamente utilizzando un semplice terminale ( pare nello specifico venisse consigliato uno strumento di nome “Lynx”, ma l’interpretazione è oggetto di discussione );
Che la versione più antica che trovammo era datata 1997 ( la più recente 2017 ), e si limitava a mostrare il nome del Politecnico e l’immagine di quello che presumibilmente era il logo dell’ateneo all’epoca;
                       
C O N S I D E R A R  E

Che con il nostro percorso a ritroso ottenemmo diverse informazioni circa le abitudini e la società, ed in particolare relativamente al modo vertiginoso in cui i dati crebbero nel tempo in maniera esponenziale fino a rendere impossibile per noi, discernere il falso dal vero, l’utile dall’inutile, il rilevante dal superfluo;
Che tutto ciò rende arduo, ma meraviglioso, il nostro compito di ‘Archeologi del Digitale’, perché cerchiamo di ricostruire dai testi digitali ciò che è stato di chi ci ha preceduto;
Che ricostruire il senso a posteriori ed i legami tra le reperti digitali che ritroviamo è estremamente complicato e sovente ci porta ad erronee interpretazioni;
Che il nostro compito sarebbe estremamente più semplice, se la creazione dei documenti digitali, fosse sempre stata accompagnata da una corretta classificazione ed archiviazione al tempo della loro produzione, quando le informazioni erano a disposizione tutte;
Che ciò non fermerà la nostra opera, nella speranza che la società possa tornare interconnessa come’era un tempo, conserveremo con cura tutto ciò che stiamo ritrovando al fine di poter ricostruire il patrimonio di conoscenza che possedevamo.

Mi sia consentito al termine di cotesto lavoro

C O N C L U D E R E

Che mai più la nostra civiltà, dovrà sottovalutare la conservazione del suo sapere, del suo essere e del suo vivere indipendentemente dalla forma in cui ciò sia rappresentato;
Che mai si dovrà dimenticare che i primi obiettivi colpiti allo scoppio della terza guerra non
furono militari, bensì vennero colpiti tutti i centri di raccolta ed elaborazione delle informazioni, i datacenter e vennero disattivati e resi silenti tutti i sistemi di comunicazione ed interconnessione;
            Che zittendo e cancellando ciò che si è considerato il nemico, nella storia, troppe volte, l’uomo ha distrutto sapere e conoscenza, senza distinzione di parti, religioni od etnie : dalla distruzione della città di Cartagine, all'autodafé di Maní, agli scempi dei templi perpetrati dai combattenti Daesh, la nostra specie si è autoinflitta ferite mostruose;

            Che ci si prodighi sempre affinché la nostra esistenza e le nostre tracce vengano conservate.

Tanto dovevo,
Dr. O.Formenti 


Nota : Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Credit:  REPERTI DIGITALI TRA LE MACERIE di Formenti Nicolò - Settembre 2016 (CC-BY-NC)